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CryptoVantage risponde: perché Bitcoin ed Ethereum sono l’oro e il petrolio di internet?
I sostenitori di Bitcoin hanno ribattezzato la moneta “oro digitale” per indicare come questa possa servire per accumulare capitali e, potenzialmente, limitare l’inflazione; Ethereum, che è la seconda criptovaluta per importanza, è stata invece soprannominata “petrolio digitale”.
Queste definizioni sono corrette? Qual è stata la loro origine? In questo articolo scopriremo le ragioni che hanno motivato i loro autori e perché altri esperti non sono affatto d’accordo.
Bitcoin come oro digitale
Molti analisti hanno comparato il Bitcoin all’oro per il fatto che la valuta e il metallo prezioso condividono una caratteristica fondamentale: sono entrambi rari. La disponibilità di BTC è stata infatti limitata a “sole” 21 milioni di unità, per cui una volta raggiunto il limite, non sarà più possibile fare mining di Bitcoin.
È esattamente il contrario di ciò che avviene con il denaro a corso legale, dal momento che le banche centrali possono stamparne altro in qualsiasi momento. Ovviamente, questa condizione può favorire l’inflazione, come abbiamo visto più volte nel corso della storia, e minare la fiducia dei cittadini nella valuta nazionale.
Il misterioso creatore di Bitcoin, Satoshi Nakamoto, ha progettato la criptovaluta partendo proprio da questo presupposto. Nel celebre documento di presentazione di Bitcoin, Satoshi spiega come il funzionamento del denaro convenzionale sia basato sulla fiducia, con la banca centrale che si impegna a non svalutare la moneta, anche se sono molti gli esempi in cui questa promessa non è stata mantenuta.
Per risolvere questo dilemma è stata creata una valuta non manipolabile, la cui disponibilità è stabilita dal protocollo della moneta stessa, in modo che possa essere modificata solo con un ampio consenso dei membri della rete.
I punti in comune con l’oro
Proprio come l’oro, Bitcoin ha una disponibilità limitata che lo rende raro, poco soggetto all’inflazione e invitante per gli investitori.
Satoshi si è assicurato che la disponibilità di Bitcoin rimanesse ridotta introducendo un processo chiamato ”halving” o “halvening”. Si tratta di un evento programmato che ha luogo ogni 210.000 blocchi o ogni quattro anni circa, con il quale il numero di nuovi Bitcoin creati con il mining si dimezza.
Come abbiamo anticipato, l’obiettivo dell’halving è quello di mantenere alto il valore di Bitcoin grazie alla sua rarità: la poca disponibilità e il fatto che la sua produzione si riduca nel tempo può infatti aumentarne la richiesta e alzarne il prezzo. Dal momento che la rarità costituisce anche un elemento di protezione dall’inflazione, è facile intuire perché Bitcoin venga definito oro digitale.
Ethereum come petrolio digitale
Secondo i fan di Ethereum, se Bitcoin è l’oro digitale, la regina delle altcoin ricopre perfettamente il ruolo di “petrolio digitale”. Ethereum ha introdotto e reso popolare il concetto di applicazione decentralizzata (dApp), uno strumento che funziona grazie a Ether.
Le dApp possono essere utilizzate in molti settori diversi, dalla finanza decentralizzata (DeFi) al gaming, passando per i token non fungibili (NFT), i social,, la gestione dell’identità e molto altro. Come puoi vedere, l’uso di questa tecnologia è molto variegato, anche se i suoi risultati più importanti sono legati al mondo della finanza.
Per semplificare il concetto, la DeFi costituisce una forma peer-to-peer di accedere alla finanza, senza doversi rivolgere alle banche. Alla base della DeFi risiede l’idea che i servizi finanziari (come i prestiti, i conti di risparmio e altri) debbano essere accessibili a tutti, a prescindere dal luogo in cui ci si trova e dal proprio stato sociale.
Nonostante siano state create molte piattaforme come Solana, Cardano, Binance Smart Chain, Polkadot e Tron per supportare le dApp, Ethereum rimane la scelta più gettonata dagli sviluppatori di tutto il mondo.
Computer globale e petrolio digitale
Fungendo da base per la DeFi, Ethereum può esprimere il suo potenziale di “computer globale” così come aveva immaginato nel 2014 il suo fondatore, Vitalik Buterin, nella presentazione del progetto. Il sistema è gestito da una rete decentralizzata di singoli dispositivi che possono supportare le dApp, motivo per cui Ethereum viene definito “petrolio digitale”.
Questo appellativo è stato dato anche alla valuta nativa della piattaforma, Ether, in quanto questa funge da “carburante” per la sua attività. L’Ether viene utilizzato per pagare i costi di transazione e per incentivare gli utenti (chiamati “validatori”) a rendere sicura la rete.
L’immagine di Ether come petrolio digitale è stata supportata da alcuni personaggi di alto profilo, come Tyler Winklevoss, uno dei due celebri gemelli Winklevoss fondatori di Gemini exchange.
Le critiche dei sostenitori della finanza tradizionale
Non tutti concordano con il fatto che Bitcoin ed Ethereum rappresentino la versione digitale di oro e petrolio. Va precisato che solitamente le critiche mosse a Bitcoin come oro digitale provengono dai detrattori di questa moneta, mentre quelle a Ethereum sono spesso lanciate dai massimalisti di Bitcoin, che arrivano a definire “shitcoin” la valuta concorrente.
Peter Schiff, amministratore delegato di Euro Pacific Precious Metals, ha attaccato Bitcoin per molto tempo, affermando in un tweet che la moneta non ha nulla in comune con l’oro e che rappresenta, al contrario, l’oro degli sciocchi.
Della stessa opinione sono l’economista Nouriel Roubini, che ha dichiarato che BTC non sarà mai l’oro digitale, e il premio Nobel Paul Krugman, da sempre estremamente critico con la moneta, tanto da averla definita un prodotto negativo e dal valore instabile.
Va però ammesso che i dubbi sul fatto che BTC sia paragonabile all’oro non riguardano solo i volti noti. Le prestazioni poco entusiasmanti dell’asset durante le crisi globali come la pandemia di Covid-19 e il conflitto in corso tra Russia e Ucraina hanno dato vita a un’ondata di scetticismo sulla validità di questa comparazione.
Per quanto riguarda Ethereum, il massimalista di Bitcoin e autore di podcast Brad Mills si è dimostrato estremamente critico sulla definizione di petrolio digitale, preferendo invece quella di “truffa”.
Si unisce al coro anche un utente di Twitter, apparentemente grande sostenitore di Bitcoin, che ritiene ridicolo il paragone tra Ethereum e l’idrocarburo. Al di là delle opinioni personali, è evidente che l’immagine di Ethereum come petrolio digitale ha bisogno di più tempo per potersi affermare tanto quanto quella di Bitcoin come oro digitale, così come sostiene Dogetoshi, un commentatore del settore.
In conclusione: nuovi concetti per un nuovo mondo
Come abbiamo visto, la percezione del potenziale di Bitcoin ed Ethereum è puramente soggettiva. Non ci sono però dubbi sul modo in cui questi due protocolli hanno rivoluzionato la finanza: Bitcoin è la prima valuta immune alla manipolazione, mentre Ethereum consente il funzionamento delle dApp, che promuovono un mondo finanziario più democratico.