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L’estrema volatilità di Bitcoin sta frenando l’ascesa della criptovaluta?
Quando si discute se Bitcoin possa essere considerato un mezzo di scambio affidabile, una delle maggiori critiche che vengono sollevate è la volatilità del prezzo di questa criptovaluta. Bitcoin è considerato l’oro digitale, nonché una riserva di valore affidabile nel medio-lungo termine, ma le brusche variazioni di prezzo che si verificano a ogni ciclo di mercato rappresentano un grande problema per molti utenti. Potrebbe essere proprio questo il motivo per cui l’adozione di Bitcoin non ha preso molto piede in Paesi con iperinflazione o inflazione accentuata.
Chi vive in queste regioni tende infatti ad ammortizzare gli effetti dell’inflazione esponendosi al dollaro statunitense tramite le stablecoin nel breve termine. Secondo un resoconto di Mastercard di giugno 2022, più della metà dei consumatori dell’America Latina aveva già effettuato pagamenti in criptovalute, con un 95% intenzionato a farlo nell’anno successivo. È importante comprendere il motivo per cui la volatilità di Bitcoin può rendere la criptovaluta meno appetibile in questi scenari, ma occorre innanzitutto capire perché può risultare problematico regolamentare un mercato basato su Bitcoin.
Bitcoin come forza deflazionistica
A differenza delle stablecoin e delle valute fiat, Bitcoin è una moneta scarsa per natura, una caratteristica che ha un effetto importante sul prezzo nel tempo. Mentre le valute fiat circolano in economie con tassi di inflazione annuali programmati che introducono grandi quantità di nuova moneta nei propri sistemi, Bitcoin è concepito per fare esattamente il contrario.
Ne risulta che quando i prezzi vengono misurati in termini di una valuta con una capitalizzazione di mercato assoluta non soggetta a inflazione, i prezzi scendono al costo marginale di produzione.
Uno sguardo ai Paesi con un’ampia adozione di stablecoin. Fonte: Chainalysis.
In altre parole: utilizzando Bitcoin, i prezzi dovrebbero scendere nel tempo. Per capire la potenziale portata di questo effetto, è sufficiente ripensare a quando uno dei primi utilizzatori di Bitcoin Laszlo Hanyecz pagò a Jeremy Sturdivant un importo di 10.000 BTC per due pizze di Papa John’s.
Se consideriamo il valore attuale della criptovaluta, i Bitcoin spesi per acquistare quelle due pizze sarebbero l’equivalente di oltre 273 milioni di dollari. A quel tempo, le pizze valevano circa 25 dollari; in base al prezzo attuale di BTC, il signor Hanyecz potrebbe ora permettersi circa 21.840.000 pizze, oppure pagare due pizze 0,00091575 BTC.
Perché la deflazione è un problema per la regolamentazione?
Se iniziassi a misurare i prezzi in termini di Bitcoin mentre tutto il resto del mondo opera sotto una valuta fiat standard soggetta a inflazione, si genererebbe un effetto combinato. I prezzi inizierebbero a scendere per te, mentre salirebbero per tutti gli altri. Si tratterebbe di un’arma a doppio taglio, oltre a essere uno scenario difficile da regolare in base all’attuale infrastruttura finanziaria.
Se prendiamo un bene che rappresenta una migliore riserva di valore rispetto a una pizza (perdonaci, Laszlo), come una proprietà immobiliare, il mercato di Bitcoin diventa un vero e proprio incubo normativo. Si aprono opportunità e potenziali scappatoie per evasione fiscale a non finire, o peggio ancora, doppi pagamenti sui profitti perduti.
Un caso memorabile è stato quello del miliardario Chamath Palihapitiya, che spese l’equivalente di 1,6 milioni di dollari in BTC (2.739 BTC) nel 2014 per l’acquisto di un appezzamento di terreno vicino al lago Tahoe. Oggi, i BTC investiti all’epoca sarebbero l’equivalente di quasi 75 milioni di dollari, oppure oltre 178 milioni di dollari se considerassimo il valore di Bitcoin più alto di sempre.
Possiamo vedere questa transazione anche sotto un’altra luce: se Palihapitiya avesse acquistato lo stesso appezzamento di terreno allo stesso prezzo di oggi in valuta fiat (1,6 milioni di dollari), avrebbe speso solo 58,60 BTC circa. Se valutato in BTC, quel terreno subisce un deprezzamento di circa l’80%.
Nonostante questo calo significativo, se Palihapitiya vendesse la proprietà in BTC, si troverebbe a operare in un settore immobiliare oggi altamente regolamentato e valutato principalmente in valuta fiat. Sappiamo che i prezzi in questo ambito sono aumentati in modo indiscriminato dal 2014, quindi Palihapitiya non solo avrebbe registrato un mancato profitto dovuto al fatto di non possedere più i propri BTC, ma si sarebbe anche ritrovato ad avere una plusvalenza basata sull’incremento in valuta fiat dell’appezzamento di terreno.
1 Bitcoin = 1 Bitcoin
Gli esempi sopracitati dimostrano ciò che succede quando stabiliamo il valore dei beni utilizzando diverse tipologie di metodi di pagamento, ed essenzialmente illustra il perché la volatilità del mercato Bitcoin rappresenta un problema normativo. In passato, le autorità preposte hanno tentato di regolamentare questa criptovaluta come titolo, ma senza riuscirci.
Persino Gary Gensler ha riconosciuto che Bitcoin può e deve essere considerato come una materia prima piuttosto che come un titolo speculativo.
Adottando Bitcoin come materia prima, possiamo iniziare a pensare a un possibile mondo in cui utilizzare questa criptovaluta sia lo standard.
Alcune regioni stanno già sperimentando quella che potrebbe essere un’economia circolare basata su Bitcoin. La Bitcoin Beach a El Zonte, El Salvador, è stata all’avanguardia in questa tendenza dal 2019, in cui si è cercato di stabilire un ecosistema sostenibile in Bitcoin, dove il valore di questa criptovaluta non viene più espresso in valuta fiat e può prendere piede un’economia circolare su Bitcoin. In un’economia dove tutto viene valutato solo in BTC, l’equilibrio dei prezzi diventa la norma e il libero mercato può operare senza intoppi.
Considerazioni finali
Con una diffusione via via sempre più estesa, il prezzo di Bitcoin inizierà a stabilizzarsi, riducendo così la sua volatilità. Più saranno le persone propense a utilizzare la criptovaluta come mezzo di pagamento, maggiori saranno le possibilità che diventi una valuta di riserva.
Tuttavia, Bitcoin si trova ancora saldamente in una fase di determinazione del prezzo, una situazione che non sembra destinata a cambiare a breve e che porta con sé una volatilità intrinseca, in quanto le grandi forze di mercato acquistano e vendono la criptovaluta a ogni ciclo.
Malgrado tutto, se proviamo a immaginare un mondo dove Bitcoin opera come valuta di riserva globale, oppure dove sempre più aree geografiche iniziano ad adottare un’economia basata esclusivamente su questa criptovaluta, allora la regolamentazione può diventare molto più semplice. Un mercato basato su Bitcoin non vedrebbe manipolazioni di prezzo attuate tramite le pratiche inflazionistiche che invece vediamo oggi con le valute fiat, perché i prezzi verrebbero stabiliti senza basarsi su altre monete.
Se oggi la volatilità di Bitcoin rappresenta un problema per la regolamentazione del mercato di questa criptovaluta, va riconosciuto che questa situazione cambierà a fronte di un tasso di adozione più elevato. Maggiore sarà la quantità di beni e servizi prezzati in Bitcoin, più sarà facile regolamentare il mercato.