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Un nuovo sondaggio rivela che il 56% dei canadesi teme il crollo delle banche. Le criptovalute sono invece un porto sicuro?

Marzo è stato un mese difficile per il settore bancario, che ha visto una serie di crolli drammatici e di alto profilo. Tutto è iniziato l’8 marzo con il fallimento di Silvergate Bank, a causa di una combinazione di tassi di interesse elevati, obbligazioni non redditizie, cattiva gestione e prelievi di massa da parte dei clienti (dovuti a loro volta ai timori relativi all’esposizione dell’istituto di credito a FTX, anch’essa in bancarotta). Poco dopo, il settore ha assistito al fallimento di Silicon Valley Bank e Signature Bank, mentre Credit Suisse ha dovuto essere acquisita da UBS, mentre i titoli bancari di tutto il mondo subivano enormi ribassi.

E ora, proprio mentre arriva la notizia che le autorità di regolamentazione sono intervenute per mediare l’acquisizione di First Republic da parte di JPMorgan, è emerso un sondaggio che rileva che il 56% dei canadesi teme che il loro sistema bancario sia vulnerabile al crollo. Secondo il sondaggio pubblicato da WealthRocket, inoltre, più di un quarto (28%) dei canadesi è preoccupato per la sicurezza dei propri depositi, mentre il 22% è arrivato addirittura a ritirare il denaro dalla propria banca per proteggerlo da un potenziale fallimento.

Lo studio è in sintonia con sondaggi simili condotti da altri istituti finanziari, che hanno rilevato come la fiducia degli investitori sia diminuita drasticamente da marzo, con gestori di fondi e di patrimoni in tutto il mondo che temono una crisi bancaria sistemica. È in questo contesto di dubbio e incertezza che il mercato delle criptovalute ha assistito a una sorta di mini-ripresa, con il Bitcoin (BTC) — spesso indicato come “oro digitale” — che dai 19.600 $ del 10 marzo (quando la Silicon Valley Bank è crollata) è arrivato a quasi 31.000 $ il 14 aprile.

Ma le criptovalute sono davvero un porto sicuro contro la possibilità di fallimenti bancari? La risposta a questa domanda dipende dall’arco temporale che si vuole considerare e da quali criptovalute vengono discusse. Mentre da una parte il Bitcoin è indubbiamente cresciuto nel contesto degli attuali timori bancari, altre monete non hanno fatto altrettanto. Non ci sono, inoltre, prove che indichino come se la caverebbero le cripto in risposta a una crisi finanziaria globale in piena regola.

Banca in Canada

Timori bancari = aumento dei prezzi delle criptovalute

Un aspetto interessante dell’attuale crisi bancaria, ancor più che con il crollo del 2007/2008, è come questa riveli una prospettiva sempre più globale di tanti consumatori e risparmiatori.

Parlando con WealthRocket a proposito del sondaggio, l’economista David-Alexandre Brassard ha affermato di non essere sorpreso dal fatto che la maggior parte dei canadesi sia spaventata dalla possibilità di una crisi bancaria, dato che le notizie che il pubblico “consuma” sono sempre più globalizzate.

“Le informazioni che riceviamo sono geograficamente meno differenziate rispetto al passato. Leggiamo molte notizie sul web e molte ci arrivano dagli Stati Uniti e dall’Europa. Ed è naturale che questo abbia un effetto sulle opinioni delle persone”, ha affermato.

Inoltre, anche se da marzo non ci sono state minacce specifiche di fallimento di banche canadesi (e il Canada non ha registrato una crisi bancaria nel 2008), il sondaggio WealthRocket ha rilevato che la maggior parte dei canadesi (il 57%) è preoccupata in varia misura per la sicurezza del denaro depositato presso le proprie banche. In particolare, il 29% è “molto preoccupato” o “estremamente preoccupato”.

The percentage of Canadians worried about their deposits

Fonte: WealthRocket

Ancora una volta, questo coincide con le preoccupazioni che hanno attanagliato le persone normali in gran parte del mondo, con le ricerche su Google per “FDIC” (ovvero la Federal Deposit Insurance Corporation) che hanno raggiunto i livelli più alti negli Stati Uniti dal 2007/2008.

Chart

Fonte: Google

In altre parole, milioni di persone al momento sono preoccupate per i loro soldi e sembra che il mercato delle criptovalute abbia beneficiato delle loro ansie. La capitalizzazione di mercato delle criptovalute nel suo complesso è aumentata ben37% da marzo e del 47% dall’inizio del 2023.

Dato che la crisi bancaria e l’aumento dei prezzi delle criptovalute si sono verificati contemporaneamente, molti commentatori all’interno (e al di fuori) del settore delle criptovalute hanno concluso che queste ultime, e in particolare il Bitcoin, hanno beneficiato di questo momento di difficoltà delle banche.

I sospetti potrebbero essere fondati. Da marzo, oltre 100 miliardi di dollari sono stati ritirati solo dagli istituti finanziari statunitensi, mentre a febbraio i deflussi bancari hanno raggiunto un livello record anche nell’eurozona. Sebbene la maggior parte di queste fuoriuscite sia probabilmente andata ad altre banche, è anche probabile che una piccola parte sia andata alle cripto, con l’analisi di glassnode che suggerisce che lo spot trading (che è più sinonimo di investitori al dettaglio) è stato più importante nel trainare i recenti aumenti di Bitcoin, al contrario dei futures a leva finanziaria.

Crypto trends

Fonte: Twitter

Le affermazioni secondo cui le cripto stiano beneficiando della crisi bancaria sono supportate anche dal fatto che il Bitcoin, generalmente considerato la criptovaluta “più sicura”, ha aumentato il suo dominio sul resto del mercato delle criptovalute. Dal 41% circa di febbraio, la sua capitalizzazione di mercato in percentuale dell’intera capitalizzazione delle cripto è salita al 47%, a dimostrazione del fatto che le persone continuano a rivolgersi alla criptovaluta più longeva con la rete più sicura.

Le cripto sono un porto sicuro alternativo alle banche?

Se da una parte probabilmente c’è stato un certo flusso di denaro dalle banche al Bitcoin e/o alle cripto in generale, sarebbe tuttavia difficile, e anche irresponsabile, sostenere che queste siano un’alternativa sicura al deposito di denaro presso un istituto finanziario regolamentato.

Forse potrebbe essere così per i detentori a lungo termine, come quelli che hanno acquistato Bitcoin molti anni fa e che ora stanno semplicemente aspettando che il token raggiunga nuovi picchi. Tuttavia, potrebbe essere rischioso ora mettere una grossa fetta dei propri risparmi in Bitcoin o in qualsiasi altra cripto e aspettarsi che siano al sicuro. Certo, si potrebbe realizzare un profitto, ma si potrebbe anche subire una perdita.

Anche se il BTC è aumentato notevolmente da marzo, ha anche registrato una serie di ribassi, il che significa che i ritardatari non avranno la certezza di preservare il proprio patrimonio. Ad esempio, proprio il Bitcoin è sceso del 4% nelle ultime 24 ore, in risposta alla notizia del crollo di First Republic e alla possibilità di ulteriori aumenti dei tassi della Fed questa settimana.

First Republic chart

Il prezzo del Bitcoin da febbraio. Fonte: CoinGecko

Pertanto, chiunque investa nelle criptovalute in questo momento dovrebbe farlo avendo piena consapevolezza che si sta esponendo a potenziali rischi oltre che a un premio. Detto questo, anche acquistando Bitcoin ora e vedendo qualche calo nel breve termine, ricordiamo che la storia ci ha insegnato che il BTC aumenterà costantemente a lungo termine. E con il prossimo halving del Bitcoin previsto per il 2024, il prossimo anno potrebbe essere quello giusto per la prima criptovaluta al mondo e per il mercato delle cripto in generale, anche se le banche mondiali continuano a essere in difficoltà.

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CryptoVantage Author Simon Chandler

About the Author

Simon Chandler

Simon Chandler is a journalist based in London. He writes about technology, markets and politics, and has bylines for Forbes, Digital Trends, CCN, Wired, TechCrunch, the Verge, the Sun, the New Internationalist, and TruthOut, among many others. His Twitter handle is @_simonchandler_

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